La riforma fiscale estende alle imprese in crisi la possibilità di pagare Imu, Tari e altri tributi locali in forma rateale e con possibili riduzioni. Novità attese dai decreti attuativi.
La riforma fiscale, approvata definitivamente il 5 agosto 2025, introduce una misura che potrebbe alleggerire il peso dei tributi locali per le imprese in difficoltà economica. Il provvedimento consente, in determinati casi, di pagare Imu, Tari e altre imposte comunali, provinciali o regionali in più rate e con eventuali sconti sull’importo complessivo. Si tratta di un’estensione del Codice della crisi di impresa, già in vigore per i debiti erariali, che per la prima volta viene applicata anche alla riscossione da parte degli enti locali. L’effettiva operatività della misura resta subordinata all’emanazione dei decreti attuativi, attesi entro il 29 agosto 2026.
Come cambia la riscossione dei tributi locali
Fino ad oggi, le imprese che accedevano alle procedure del Codice della crisi di impresa potevano negoziare con lo Stato la dilazione o la riduzione di tributi come Irap, Ires, Irpef e Iva, ma restavano escluse le somme dovute a Comuni, Province e Regioni. Questo limite impediva, ad esempio, di ottenere piani di rientro agevolati per Imu, Tosap o Tari.
La riforma colma questa lacuna, permettendo anche agli enti locali di sottoscrivere accordi con le aziende in crisi. Tali intese potranno prevedere pagamenti rateali su più anni o riduzioni parziali del debito. In cambio, le amministrazioni locali potranno recuperare almeno una parte delle somme dovute, evitando di avviare procedure esecutive costose e, spesso, infruttuose.

Per le imprese, questo significa una possibilità concreta di evitare pignoramenti e blocchi operativi, mantenendo attiva l’attività produttiva mentre si ristruttura il debito. Il tutto all’interno di un quadro normativo che, per la prima volta, equipara i tributi locali a quelli erariali in tema di gestione della crisi.
Cosa manca per l’entrata in vigore
Nonostante l’approvazione della legge delega, la norma non è ancora operativa. Saranno i decreti attuativi a stabilire le regole pratiche: chi potrà accedere alle agevolazioni, quali saranno i requisiti, la durata massima delle rateizzazioni e le percentuali di riduzione possibili. Il Governo ha tempo fino al 29 agosto 2026 per emanare i provvedimenti necessari e potrà poi modificarli o integrarli nei due anni successivi.
Gli esperti segnalano che l’efficacia della misura dipenderà dalla chiarezza e dalla flessibilità delle norme attuative. La possibilità di concordare piani di rientro personalizzati o tagli dell’importo dovuto potrebbe diventare uno strumento decisivo per evitare il fallimento di aziende già fragili. Gli enti locali, dal canto loro, potranno ridurre il rischio di crediti non recuperati, incassando almeno una parte delle somme dovute e liberando risorse per i servizi alla cittadinanza.
Resta da capire come verranno armonizzate le nuove disposizioni con i regolamenti locali già in vigore, per evitare conflitti normativi e garantire tempi rapidi di applicazione.