Entro il 2030 il 59% dei lavoratori dovrà riqualificarsi: le competenze più richieste

AI e lavoro

Seskilling: cosa è e perchè molti lavoratori sono a rischio se non si adatteranno?-trevisolavora.it

Franco Vallesi

13 Agosto 2025

L’intelligenza artificiale, la transizione verde e l’automazione stanno ridisegnando il lavoro. Il futuro passa dalla formazione continua.

Il mondo del lavoro sta cambiando a un ritmo che molte imprese faticano a seguire. L’avanzata dell’intelligenza artificiale, la transizione verde, l’automazione, le incertezze economiche e lo spostamento delle catene globali del valore impongono un’unica priorità: il reskilling, ovvero la riqualificazione delle competenze. Secondo il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum, entro il 2030 quasi sei lavoratori su dieci dovranno essere formati di nuovo. Una trasformazione che attraversa ogni settore, non solo quello tecnologico, e che in molti casi comporterà un cambio di ruolo o di professione.

Aziende consapevoli, ma ancora lente nell’azione

Il report segnala che il 29% dei lavoratori potrà restare nel proprio ruolo dopo la formazione, il 19% dovrà essere ricollocato, mentre l’11% rischia di non ricevere alcuna preparazione, con la concreta possibilità di uscire dal mercato del lavoro. Il paradosso è evidente: il 63% dei datori di lavoro indica il gap di competenze come principale ostacolo all’innovazione, eppure solo la metà prevede percorsi di ricollocazione. Il 40% si prepara addirittura a ridurre il personale con competenze considerate obsolete.

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Molte professioni dovranno riqualificarsi per restare al passo dei tempi-trevisolavora.it

Il Workplace Learning Report 2025 di LinkedIn conferma che le aziende che investono in programmi strutturati di formazione ottengono migliori performance, più fidelizzazione e attraggono talenti con maggiore facilità. Nonostante ciò, appena il 36% delle imprese dispone di un piano di sviluppo di carriera chiaro e misurabile. Le ragioni? Carenza di tempo per i manager, percorsi poco personalizzati e supporto insufficiente ai lavoratori.

Alcuni grandi gruppi hanno già avviato progetti ambiziosi: Amazon ha riqualificato oltre 200.000 dipendenti in 14 Paesi con programmi retribuiti; IBM utilizza l’IA per consigliare ruoli interni compatibili con il profilo dei dipendenti; Walmart ha creato percorsi per trasformare addetti alle vendite in tecnici o autisti; Siemens ha sviluppato “MyGrowth Hub”, una piattaforma interna che analizza i gap di competenze e propone piani personalizzati.

Il piano italiano e le competenze più richieste nel 2025

In Italia, il Pnrr ha destinato 1,7 miliardi di euro al Piano Nuove Competenze, insieme al potenziamento della Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (Gol), con l’obiettivo di raggiungere 3 milioni di persone entro quest’anno. A questo si affianca il rilancio degli Its (Istituti Tecnici Superiori), considerati essenziali per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro qualificato. Resta però la domanda su cosa accadrà dopo il 2026, quando i fondi del Pnrr si esauriranno: il rischio è di interrompere il percorso proprio mentre iniziano a vedersi i risultati.

Le competenze più richieste nel 2025 sono un mix di tecnologia (IA, big data, cybersecurity), capacità cognitive(pensiero critico, problem solving) e soft skills (resilienza, leadership, comunicazione). Per i lavoratori, questo significa essere pronti a cambiare professione più volte nella carriera. Per le aziende, costruire percorsi flessibili e interni di crescita. Per i governi, garantire strumenti permanenti e accessibili di formazione.

La rivoluzione del lavoro è già in corso: senza una strategia solida e continuativa sul reskilling, a restare indietro non saranno solo i singoli lavoratori, ma interi sistemi economici, incapaci di adattarsi a un contesto che non aspetta.

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