Questo piccolo gesto sul lavoro ti fa sembrare insicuro (anche se sei il più preparato)

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Questo comportamento al lavoro potrebbe incidere sulla tua carriera-trevisolavora.it

Franco Vallesi

5 Agosto 2025

Un’abitudine comune rischia di compromettere la tua immagine professionale senza che tu te ne accorga.

Nell’ambiente di lavoro, ogni gesto comunica qualcosa, anche quelli che non controlliamo. Tra questi, toccare il viso è uno dei segnali più sottovalutati ma anche tra i più pericolosi sul piano della percezione altrui. Si tratta di movimenti spontanei, spesso inconsapevoli, che il nostro cervello utilizza per gestire lo stress, ma che gli altri interpretano in tutt’altro modo. Nelle riunioni, durante un colloquio o una presentazione, toccarsi la guancia, il naso o la fronte può diventare un ostacolo alla credibilità. Chi ci guarda non vede solo un tic: legge insicurezza, disagio o poca trasparenza.

Cosa legge davvero il cervello di chi ti osserva

Ogni movimento ha un peso nella comunicazione non verbale, anche quelli che non pronunciamo con la voce. Toccare il volto durante una conversazione, specie nei momenti di maggiore pressione, attiva una risposta automatica negli altri. Il cervello umano, da millenni, si è evoluto per riconoscere i segnali di disagio o di potenziale pericolo. Quando vede qualcuno che si gratta il naso mentre parla, lo interpreta come un messaggio implicito: qualcosa non torna.

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Anche se si tratta di un gesto innocuo, chi ci guarda non lo percepisce così. Secondo numerosi studi di psicologia comportamentale, questi gesti vengono catalogati automaticamente come segnali di tensione o poca sicurezza, soprattutto se sono ripetitivi e non giustificati da una necessità pratica. Un gesto che tu fai per calmarti, per l’osservatore può significare l’opposto: “non si fida di ciò che dice”, “non è preparato”, “sta mentendo”.

È questo il cortocircuito: mentre tu ti autoregoli, gli altri ti leggono come instabile. E lo fanno inconsciamente. Nella loro testa non parte un ragionamento lucido, ma una sensazione, un’impressione che resta. E nelle dinamiche aziendali, dove la fiducia e la sicurezza contano tanto quanto i contenuti, queste impressioni possono pesare come macigni.

Come correggere il messaggio del corpo (senza diventare rigidi)

Il primo passo è riconoscere quando e come si manifestano questi gesti. Può sembrare banale, ma registrarsi durante una presentazione o chiedere un feedback sincero a un collega può fare emergere abitudini che sfuggono completamente alla nostra consapevolezza. Spesso ci si sorprende a notare che si tocca il viso ogni due minuti, senza alcun motivo apparente.

La soluzione non è reprimere tutto. Alcuni gesti hanno una funzione e non attivano sospetti: sistemarsi gli occhiali o una ciocca di capelli, ad esempio, sono azioni funzionali che il cervello degli altri ignora. Il problema si presenta con i tocchi ripetuti, privi di uno scopo evidente. È lì che bisogna intervenire.

Per controllarli, serve un’ancora fisica. Tenere le mani occupate con una penna, un oggetto o anche solo appoggiate in modo consapevole sulla scrivania può spezzare il meccanismo automatico. La respirazione profonda aiuta a regolare il nervosismo alla radice, riducendo la necessità del gesto auto-consolatorio.

Esiste anche il rischio di entrare in un loop, in cui il gesto genera una reazione negativa, che a sua volta aumenta la tensione e porta ad altri gesti. Sapere questo è fondamentale per fermare il meccanismo sul nascere. Aumentare la consapevolezza del proprio corpo durante le interazioni può migliorare non solo l’impressione che si lascia, ma anche il proprio equilibrio emotivo.

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